Prepariamoci al referendum Il senatore del partito democratico Gotor al termine di una complessa giornata trascorsa a Palazzo Madama ha dichiarato che “oggi stiamo lavorando a un Senato di secondo grado e non è possibile che la sola camera politica, l’unica a cui sarà demandato l’indirizzo di governo e la sola depositaria della fiducia, sia composta da nominati. In questo modo si rischia una deriva oligarchica della democrazia italiana che va contrastata perché il disegno di Verdini e Berlusconi non può essere il nostro». Per la verità, il timore che abbiamo è inverso, ovvero che il Senato di secondo grado, raccogliendo degli autentici eletti dal popolo come i governatori e i sindaci, abbia un peso politico tale, rispetto ai semplici nominati della Camera, da poter rovesciare gli equilibri del governo. Non ha comunque importanza stabilire se sono giuste le apprensioni di Gotor o le nostre, quanto constatare che entrambe nascono da un meccanismo di elezione che non convince, nemmeno i suoi più strenui sostenitori. Ad esempio, Marcello Sorgi sulla Stampa scrive che “l’intesa tra centrosinistra, centrodestra e Lega, pur destinata a scontare una folta pattuglia trasversale di dissidenti, con tutti i limiti possibili rappresenta un’applicazione del metodo costituente, quello con cui, quasi settant’anni fa, partiti di diverse o opposte tradizioni e culture politiche cercarono e trovarono un compromesso sul testo della Carta che oggi si cerca di rinnovare”. Affermazione apologetica, perché l’assemblea costituente coinvolse forze politiche che rappresentavano più dell’80 per cento del paese, quando Pdl, Pd e Lega non solo sono una semplice maggioranza parlamentare, in un equilibrio politico ridefinito dal voto delle europee, in cui il secondo partito del Paese si trova ancora escluso dalla riforma costituzionale. Qualcosa come se la Dc ed i suoi alleati avessero precluso al Pci la possibilità di partecipare alla stesura dei lavori della Carta. Se già questo non bastasse bisogna aggiungere che l’attuale Parlamento è stato eletto secondo la Consulta sulla base di una legge elettorale incostituzionale. Infine, Pdl, Pd, Lega e quant’altri non raccolgono nemmeno il 51 per cento dell’elettorato visto che quasi il 30% della popolazione non partecipa più alle consultazioni elettorali, e quello dell’astensione è un partito forte di più di undici milioni di italiani, superando persino di 500 mila i consensi presi dal Pd alle passate europee. In ogni caso, anche chi come Sorgi riconosce un profilo di costituzionalità, che non riusciamo proprio a vedere nel processo riformatore in corso, anche lui sbatte contro l’elezione indiretta dei senatori da parte dei consigli regionali, per cui ammette che maggioranze diverse tra Camera e Senato, diventano sicure. “Usciamo da un’anomalia – il bicameralismo perfetto – per infilarci in un’altra, che non a caso doveva chiamarsi Senato delle autonomie, al plurale. Che Dio ce la mandi buona”. Purtroppo qui Dio non c’entra niente e nel caso che il progetto di Renzi Berlusconi e Calderoli arrivi a completare il suo iter, - ne dubitiamo – prepariamoci al referendum. Roma, 11 luglio 2014 |